saec. II
Molti dubbi persistono circa l’identificazione dell’autore dell'Epitoma de Tito Liuio: persino sul suo nome la critica è divisa. La maggior parte degli editori (Rossbach 1896, Jal 1967, Giacone Deangeli 1969) accetta il nome Lucio Anneo Floro, presente nel codice Palatino 894, e considera esito di corruzione il gentilizio Iulius, che compare, senza praenomen, nel Bambergensis. Altri ritengono invece che l’autore dell’Epitoma sia Publio Annio Floro, il poeta amico di Adriano e autore del dialogo Vergilius orator an poeta, di cui ci è giunta la sola introduzione. In essa si leggono alcuni dati circa la sua vita: nato in Africa, arrivò ancora ragazzo a Roma. Lasciò la città quando Domiziano non gli concesse il premio del certame capitolino. Forse visse per qualche tempo in Spagna, dove esercitò la professione di letterato, e poi tornò a Roma sotto il principato di Adriano. L’Epitoma, invece, non contiene dati significativi per l’identificazione del suo autore, né elementi che aiutino a ricostruirne la vita. Nella praefatio si legge che l’opera fu composta ‘non molto meno di duecento anni’ dal tempo di Cesare Augusto: ciò conduce a datazioni diverse a seconda che si prenda come punto di partenza il 27, anno di inizio del principato, o il 63, anno di nascita di Augusto. Nel primo caso, la composizione dell’opera si collocherebbe sotto il principato di Marco Aurelio (161-180); nel secondo caso, nella seconda parte del principato di Adriano (117-138), in armonia con l’identificazione dell’autore con il Floro poeta, amico di Adriano. [M. Naso]