saec. V
Sappiamo poco della vita di Cassio Felice; molti indizi ci spingono a credere che egli fosse un romano d'Africa vissuto tra IV e V secolo: il codice Parisinus lat. 6114, che riporta il testo del De medicina, attribuisce all'autore la qualifica di "Cirtensis" e colloca l'opera nel 447 d.C., al tempo del consolato di Artabure e Calepio (Sabbah). È stata in effetti rinvenuta a Cirta un'iscrizione funebre (CIL VIII 7566) dedicata a un omonimo. Se il defunto commemorato fosse un antenato del nostro autore, l'iscrizione contribuirebbe a localizzare geograficamente la sua famiglia di provenienza, avvalorando l'informazione tramandata dal Parisinus. L'origine africana di Cassio Felice è confermata anche da numerosi elementi interni al testo, di ordine linguistico e concettuale: sebbene Cassio Felice dichiari nella praefatio di voler scrivere la sua opera in latino, egli si esprime frequentemente con lemmi di origine semitica senza giustificarne l'utilizzo (Adams), poiché li considera del tutto consueti (es. 31.1, 32.4, 72.5); le osservazioni relative agli stigmata presenti sui volti delle donne di colore (13.1) sono, poi, molto dettagliate e sembrano derivare da un'osservazione diretta del fenomeno. Quanto alla data, l'informazione riportata dall'incipit del Parisinus lat. 6114 è resa plausibile da un terminus post quem: Cassio Felice fa riferimento per tre volte (32.4, 42.21 e 69) a Vindiciano, medico e proconsole della provincia d'Africa tra il 379 e il 382 (Fraisse). Un personaggio chiamato ‘Felix’, archiatra a Cartagine, che corrisponde al profilo del nostro autore è menzionato nel De miraculis sancti Stephani protomarthyris, opera agiografica africana anonima composta presumibilmente nella prima metà del V secolo (PL XLI, 833-854): l'episodio narrato si svolge in un periodo cronologicamente coerente con la data della presunta compilazione del De medicina; l'archiatra di Cartagine e l'autore del De medicina si avvalgono, poi, di espressioni analoghe (omnipotenti Domino in PL XLI, 854 e omnipotentis dei nutu in praefatio) per manifestare le loro convinzioni religiose (Sabbah). Cassio Felice era un uomo colto, un letterato che conosceva bene il greco e il latino, ed è probabile che egli stesso fosse medico: il livello di tecnicità di alcune delle operazioni descritte sembra indicare che egli non fosse estraneo alla pratica medica; egli stesso sembra suggerirlo nella prefazione, quando afferma di voler mettere per iscritto il suo breuiloquium dopo 'essersi occupato' di medicina per lungo tempo. Prestando fede alle ipotesi fin qui presentate, potremmo sintetizzare nel modo seguente: Cassio Felice era un medico nordafricano, di fede cristiana, discendente da una famiglia originaria di Cirta. Uomo colto, sicuramente bilingue, nacque verso la metà del IV secolo, praticò l'arte medica e insegnò medicina in qualità di archiatra, a Cartagine. Nel 447, in età avanzata (cfr. Praefatio), mosso dall'intento di lasciare ai suoi allievi un trattato di medicina ad uso pratico chiaro ed esaustivo, compose l'opera che, oggi, è conosciuta con il titolo di De medicina. [M. Ferroni]