saec. IV (dub.)
Il nome Apitius Caelius, attribuito dagli umanisti all’autore della raccolta di ricette conosciuta come De re coquinaria, probabilmente ebbe origine da un tentativo di interpretazione della forma API CAE che compare nel primo folio di uno dei due manoscritti più antichi (V). Tuttavia, già l’editore Vollmer aveva rifiutato la congettura Caelius come parte del nome dell’autore (o addirittura come coautore o collaboratore dello stesso) e aveva emendato in Api
Maggior accordo ha invece conosciuto Apicio, dal momento che tra i vari uomini a noi noti con quel nome le fonti offrono molte informazioni su un ricco patrizio che fu maestro d’arti culinarie nei primi decenni del I sec. d.C. nella Roma di Tiberio. Di lui Seneca (Consolatio ad Helviam matrem, 10) dice che trasformò in professione la scienza culinaria e lo dipinge come celebre scialacquatore, una nomea confermata anche da Plinio il Vecchio in vari punti della Historia Naturalis. Fu dunque con ogni probabilità questa fama di ghiottone e dissoluto a far sì che la raccolta di ricette nota come De re coquinaria circolasse sotto il suo nome, sebbene la presenza di piatti dedicati o ispirati a personaggi successivi all’età tiberiana (Commodo, Traiano) siano prova della stratificazione diacronica su cui si fonda la silloge. [A. Borgna]