Datazione incerta
Pochi e incerti sono i dati utili alla ricostruzione della biografia di Terenziano Mauro. Autore del trattato in versi De litteris, de syllabis, de metris, Terenziano è originario della Mauritania, come egli stesso afferma (v. 1971: Maurus item quantos potui cognoscere Graios) e come sembra ribadire l’appellativo etnico Maurus, con cui lo nomina Agostino (util. cred. 17: Nulla imbutus poetica disciplina Terentianum Maurum sine magistro attingere non auderes) sottolineando a Onorato manicheo la difficoltà del trattato. Più controverse e dibattute risultano la collocazione cronologica dello scrittore e la sua professione: all’interno dell’opera Terenziano nomina alcuni dei poetae novelli (Anniano, Settimio Sereno, Alfio Avito), fornendo così come termine post quem la metà del II secolo d.C.; la rielaborazione, invece, di sezioni del trattato da parte di Aftonio, grammatico attivo verosimilmente nella metà del IV, consente di delimitare in avanti il campo d’indagine: la metà del II secolo d.C. e la prima metà del IV costituiscono dunque i confini di un ampio arco temporale, all’interno del quale diverse sono state le ipotesi avanzate per una più puntuale collocazione dello scrittore (nel II secolo: Schultz; Werth; nel III: Keil; a fine III: Lachmann; Ries; fra III e IV: Beck). Oggi, pur nell’impossibilità di una datazione precisa, l’ipotesi più accreditata, considerando la menzione nel trattato dei poetae novelli e il chiaro interesse per la prassi metrica da questi adottata, interesse certo alla base del trattato stesso, è che l’attività di Terenziano si debba collocare tra la fine del II secolo e l’inizio del III (Teuffel-Kroll-Skutsch; Schanz-Hosius; Sallmann). Qualche dato sulla professione dell’autore può venire dai versi stessi: nella praefatio Terenziano, paragonandosi a un vincitore olimpico che, ormai anziano, si ritira dalle gare (vv. 3 e ss.), indica il trattato come opera della vecchiaia, successiva a impegni scrittorii più alti (vv. 51-56: Sic nostrum senium quoque, / quia iam dicere grandia / maturum ingenium negat / nec spirant animas fibrae, / angustam studii viam / et callem tenuem terit); la distinzione tra i precedenti grandia e l’angusta studii via ora percorsa, nel segnare un solco tra due fasi della vita professionale di Terenziano, lascia ipotizzare un’attività letteraria pregressa, probabilmente circoscrivibile al campo poetico: la struttura in versi dello stesso trattato e l’evidente abilità versificatoria dell’autore, nonché, al contempo, l’impostazione complessa dell’opera, lontana dal tradizionale assetto di un manuale scolastico, spinge a vedere in Terenziano un poeta erudito, che, teorizzando in sostanza le proprie competenze tecniche, destinava il trattato a chi volesse intraprendere la strada della scrittura poetica (Cignolo). [Anita Di Stefano]