saec. IV
Possiamo risalire all’identità dell’autore del Chronographus anni 354 (o Codice-calendario del 354) attraverso la dedica che compare ad inizio opera: Valentine, floreas in Deo. Valentine, vivas, floreas. Valentine, vivas, gaudeas. Valentine, lege feliciter. Furius Dionysius Filocalus titulauit. Si tratta di Furio Dionisio Filocalo, il calligrafo che realizzò le iscrizioni degli epigrammi composti da papa Damaso (366-386).
Il verbo titulo (Furius Dionysius Filocalus titulauit) veniva usato nelle epigrafi per indicare colui che aveva realizzato l’iscrizione e decorato la stele, ma qui indica più genericamente l’azione del decorare; infatti, le prime sette sezioni del Cronografo sono riccamente illustrate (vedi scheda opera). Tuttavia, la posizione del nome di Filocalo nella prima pagina del Codice-Calendario, nel luogo in cui di solito nelle opere antiche compariva il nome dell’autore, fa pensare che egli sia stato il responsabile non solo dell’apparato iconografico, ma anche della realizzazione di tutto il Cronografo (Salzman 1990, p. 26).
Il suo legame con il mecenatismo cristiano di fine IV secolo è confermato da un epigramma conservato nell’Anthologia Latina (Anth. Lat. 120 Riese):
Fausta nouum domini condens Fortuna lauacruM
Inuitat fessos huc properare uiaE.
Laude operis fundi capiet sua gaudia praesuL,
Ospes dulciflua dum recreatur aquA.
Condentis monstrant uersa primordia nomeN
Auctoremque facit littera prima legI.
Lustrent pontiuagi Cumani litoris antrA;
Indigenae placeant plus mihi deliciaE.
In questo epigramma vengono citati in acrostico e telestico i nomi di Filocalo e Melania. Cameron (1992, p. 141) li identificò con Melania la vecchia, nobile romana vissuta tra il 350 e il 410, e Furio Dionisio Filocalo. Secondo lo studioso, Melania finanziò la costruzione del lauacrum, mentre Filocalo lo decorò.
Kroll, nell’articolo della RE dedicato a Philocalus (XIX, 2, coll. 2432-2433), identifica il calligrafo con il grammatico Filocalo citato nelle Explanationes in Donatum di Sergio (IV, 498, 3; 501, 31; 503, 11; 515, 30 Keil).
Infine, secondo la Salzman (1990, p. 201-202), il Valentino cui è dedicato il Chronographus può essere identificato o con Marco Aurelio Valerio Valentino, consolare in Numidia nel 330 e zio dell’oratore Simmaco (PLRE I, 936, n. 12), o con Aviano Valentino, consolare in Campania sotto Valentiniano I e fratello di Simmaco (PLRE I, 936, n. 7). Se una di queste proposte dovesse rivelarsi veritiera, il nostro Valentino sarebbe il primo membro cristiano della famiglia dei Simmachi, prima di Aurelio Anicio Simmaco, proconsole d’Africa nel 415 e prefetto urbano nel 419-420 (PLRE, II, 1043-1044, n. 6). [G. Cattaneo]