saec. IV-V
Il nome Rufio Festo si ricava dai codici che ci tramandano il suo Breuiarium: sul cognomen Festus vi è il consenso dei mss. più autorevoli, mentre il gentilizio presenta delle varianti (Rufius, Rufus, Ruffus, Sextus Rufus, Rufinus, Rufus Avienius), tra le quali sembra da preferire Rufius. Alcuni codici gli attribuiscono il titolo di uir clarissimus, quindi funzionario dell’amministrazione imperiale, e il codex Bambergensis, se gli si deve prestar fede, attesta che fu magister memoriae dell’imperatore. Dall’opera si ricavano alcuni dati cronologici che consentono di datare la sua vita nel pieno del IV secolo e la composizione dell’opera dopo la vittoria di Valente sui Goti e nel periodo di regno congiunto di Valentiniano I e di Valente (369-375). Dal capitolo finale sembra potersi ricavare che Festo nel momento in cui scrive è ormai avanti negli anni (aeuo grauior). I tentativi di identificazione del Festo autore del Breuiarium con personaggi coevi attestati per altra via si è concentrato intorno a due personaggi: il poeta Rufius Festus Auienus, autore della traduzione degli Aratea e di alcune opere poetiche di carattere prevalentemente scientifico-geografico (Pithou, Mommsen che pensa ad un suo figlio), e il Festus (o Festinus)Tridentinus menzionato da Ammiano Marcellino (29, 2, 21) come intimo di Massimino, governatore della Siria, magister memoriae e proconsul Asiae negli anni ’70 del IV secolo (Wagener, Herzog). Entrambe le identificazioni vengono oggi messe in dubbio (Den Boer, Baldwin). [R. Tabacco]