saec. V
Sotto il nome di Macrobio Ambrogio Teodosio ci sono giunte tre opere: un trattato grammaticale su differenze e analogie tra il verbo greco e quello latino, il De differentiis et societatibus Graeci Latinique verbi, un commento al sogno di Scipione nel De Republica di Cicerone, i Commentarii in Somnium Scipionis, e un'opera enciclopedica, i Saturnaliorum convivia. La sua figura pone seri problemi prosopografici non ancora risolti. Dai più importanti manoscritti dei Commentarii e dei Saturnalia ci viene attestato l'alto lignaggio dell'autore, indicato con i titoli di vir clarissimus et illustris, il primo dei quali era riservato ai membri dell'ordine senatorio, mentre il secondo a chi rivestiva alte cariche politiche. Appare plausibile, inoltre, l'identificazione con il Teodosio dedicatario delle Fabulae di Aviano (IV-V secolo); per il resto il suo nome non è citato da altri autori fino agli inizi del VI secolo, quando è ricordato da Boezio per il suo commento al Somnium Scipionis. Un ulteriore indizio per una possibile datazione può ricavarsi dalla cornice storica del dialogo dei Saturnalia, che si immagina avvenuto prima del 384 d.C., anno in cui morì uno dei protagonisti, Vettio Agorio Pretestato, personaggio di spicco nella Roma del IV secolo.
Tra i tentativi di ricostruzione biografica si segnala quello di A. Cameron, che, partendo dal presupposto che il nome con cui i contemporanei chiamavano il Nostro fosse Teodosio, lo identifica – come già S. Mazzarino – con un Theodosius praefectus praetorio Italiae a Ravenna nell'anno 430, citato nel Codex Theodosianus. A questa tesi, accolta dalla maggior parte degli studiosi, tra cui N. Marinone e M. Armisen-Marchetti, non sono mancate, tuttavia, alternative, come quella di J. Flamant, che, sempre sulla scorta del Codex Theodosianus, dove è ricordato un Macrobius proconsul Africae nell'anno 410, pensa che in esso sia da riconoscersi l'autore dei Commentarii e dei Saturnalia. Non sembra, invece, proponibile l'ipotesi di una sua contemporaneità con i personaggi protagonisti dei Saturnalia: non si trovano, infatti, riferimenti a nessun Macrobio Teodosio nell'ampio epistolario lasciatoci da Simmaco, uno degli ospiti del banchetto dei Saturnali, né si avverte in tutta l'opera quell'intento polemico nei confronti del cristianesimo che costituisce un elemento caratterizzante del circolo pagano del IV secolo.
Quanto alla sua origine si può dedurre che non fosse italiano da un passo dei Saturnalia in cui si scusa per la mancanza della «nativa purezza ed eleganza» di uno scrittore romano (Sat. I 12: in nostro sermone nativa Romani oris elegantia desideretur), ma non fu probabilmente neppure greco, nonostante il suo nome, altrimenti molto probabilmente avrebbe scritto in tale lingua un'opera enciclopedica come i Saturnalia; inoltre sono state notate delle imprecisioni nelle sue traduzioni dal greco. L'ipotesi più accreditata è quella di un'origine africana, con una precoce formazione a Roma, ma è stata proposta anche un'origine spagnola (Flamant). Discusso è, inoltre, il rapporto di Macrobio col cristianesimo giacché una sua conversione, probabile nel V secolo, non è facilmente dimostrabile alla luce dei suoi scritti.
Tanta incertezza sugli estremi cronologici dell'autore rende difficile anche una datazione delle opere. La maggior parte degli studiosi (Cameron, Marinone, Flamant) collocano nel 420-425 la stesura del De differentiis e nel 430-440 la composizione dei Commentarii e dei Saturnalia. Non vi è accordo, però, sulla cronologia relativa delle due opere principali: l'anteriorità dei Commentarii rispetto ai Saturnalia è stata, infatti, messa in discussione in considerazione della loro maggiore complessità dottrinale, più adatta ad un destinatario, il figlio Eustazio, ormai adulto. (Armisen-Marchetti, Regali, Neri). [R. Piastri]