Datazione incerta
Di Giustino si sa pochissimo, essendo ormai riconosciuta come del tutto infondata l’identificazione con Giustino Martire. Lo stesso nome è, almeno in parte, dubbio, dato che non si può stabilire con certezza se il gentilizio sia Iunianus o Iunianius: gli unici due codici che riportano i tria nomina (Firenze, bibl. Medicea Laurenziana 66, 21 e Città del Vaticano, bibl. Apostolica Vaticana, Latinus 1860) presentano la forma al genitivo Marci Iuniani Iustini. La sola fonte su di lui è la sua stessa opera, ma non se ne possono ricavare dati concreti che aiutino a definire meglio il contesto sociale, politico e geografico entro il quale operò.
Dalla Prefazione si apprende che egli visse, almeno per qualche tempo, a Roma, dove dice di aver composto l'Epitome nei momenti di otium, una fatica letteraria che dedica ad un ignoto personaggio di rango superiore. Anche per quanto riguarda la datazione vi è molta incertezza: l'unico elemento concreto è la più antica citazione di Giustino, che si trova in Girolamo (in Dan. prol. 25, 494 Migne): essa costituisce il solo terminus ante quem assodato. Anche gli indizi interni non forniscono alcun elemento reale, dato che è spesso difficile stabilire cosa sia da attribuire alla penna dell'epitomatore e cosa invece a quella dell'autore originale. Le datazioni proposte dagli studiosi sono, di conseguenza, tutte congetturali ed oscillano di preferenza tra il II e il III sec., arrivando talvolta fino al IV.
Giustino compendia l’opera di Pompeo Trogo, che si suppone abbia scritto a cavallo tra l’ultimo decennio del I sec. a.C e i primi decenni del I d.C. Anche di lui abbiamo poche notizie, tutte desumibili da un passo della sua opera storica (43, 5, 11-12): la sua famiglia, originaria della Gallia Narbonense, era stata insignita della cittadinanza romana ai tempi del nonno dello storico, che l’aveva ottenuta da Pompeo Magno in seguito alla guerra contro Sertorio, nella quale aveva ben meritato. Anche altri membri della famiglia si erano variamente distinti al fianco dei generali romani: in particolar modo il padre fu al fianco di Giulio Cesare come responsabile della cancelleria, un ruolo di primissimo piano, visto che secondo alcuni recentissimi studi fu poi di Aulo Irzio, console del 43 e fedelissimo del dittatore. Grazie a Plinio il Vecchio sappiamo che Pompeo Trogο fu anche autore di un’opera intitolata De animalibus: stando ai frammenti pervenutici, doveva essere una compilazione ispirata alle opere zoologiche di Aristotele piuttosto che un lavoro originale. È certo che Trogo ricevette una buona educazione retorica, come traspare dall'unico ampio frammento sicuramente originale (38, 4-7, il discorso di Mitridate) e più in generale dall’impostazione dell'opera. [A. Borgna]