m. 580
Ora comunemente indicato col nome di Cassiodoro, ma più noto in passato come Senatore, nacque in Calabria, a Squillace, negli ultimi anni del V secolo e comunque non dopo il 490 da una famiglia immigrata dalla Siria, dove il nome era diffuso, soprattutto ad Antiochia; Cassiodorus deriva da Zeus Casio o Cassio, così chiamato da monti della Siria settentrionale ricordati da Plinio il Vecchio e Ammiano Marcellino. I più diretti antenati dello scrittore ci sono noti a partire dalla prima metà del V secolo per le loro imprese militari e diplomatiche: impedirono ai Vandali di Genserico di conquistare la Sicilia negli anni 40, ben prima del famoso sacco di Roma del 455; furono legati da amicizia con il generale Ezio e parteciparono con successo ad una pericolosa ambasceria presso Attila, al tempo delle invasioni unne (forse nel 448); il padre fu tra i primi a schierarsi dalla parte di Teoderico quando gli Ostrogoti entrarono in Italia su mandato dell’imperatore d’Oriente per toglierla a Odoacre, e fu prefetto del pretorio nei primissimi anni del VI secolo. Cariche importanti nella parte orientale dell’impero ricoprì un parente, Eliodoro, che fu prefetto di Costantinopoli e del pretorio.
Dopo la carica di Quaestor sacrii palatii, ricoperta dal 507 al 511/512, che già lo introduceva nella cancelleria del re e gli assegnava un compito tutt’altro che irrilevante di consigliere, ebbe il consolato nel 514 e l’altro incarico, anche più importante, di Magister officiorum dal 523 – anno della carcerazione di Boezio – fino alla morte di Teoderico nel 526; comincia allora il periodo in cui maggiore fu il peso politico di Cassiodoro, già schierato dalla parte della figlia di Teoderico, Amalasunta, reggente in nome del figlio Atalarico e vedova di Eutarico, di cui Cassiodoro era stato sempre sostenitore. A nome di Amalasunta e di Atalarico Cassiodoro scrive una serie di testi ufficiali da cui traspare il suo progetto politico di unità fra Goti e Romani d’Italia, a difesa di una res publica comune ai due popoli, da tutelare contro ogni possibile invasione di gentes germaniche o perfino di truppe imperiali; questo suo ruolo prosegue anche sotto Teodato, secondo marito di Amalasunta, sposato dopo la morte di Atalarico, non ancora diciottenne, nel 534 per rispondere alle pressioni dei gruppi gotici più oltranzisti. Prefetto del pretorio nel 533, conservò la carica anche dopo lo scoppio della guerra fra Costantinopoli e i Goti successiva all’uccisione di Amalasunta da parte di Teodato nel 535 e dopo la deposizione di Teodato per inettitudine nel 536, a causa della conquista di Napoli da parte degli imperiali; rimase accanto al successore di Teodato, Vitige, marito di Matasunta, sorella di Atalarico, almeno fino al 538.
Dopo la conquista bizantina di Ravenna nel 540, con la deportazione di Vitige a Costantinopoli, si ritiene ora che anche Cassiodoro sia stato portato nella capitale dell’impero e che vi sia rimasto, quasi come un ostaggio, fino al 554; certa è la sua presenza a Costantinopoli fra il 547 e il 551; altri pensano che sia rimasto a Ravenna e si sia poi ritirato a Squillace, per fondarvi il monastero di Vivarium. Dopo una ‘conversione’ dalla vita politica a quella religiosa intervenuta fra il 538 e il 540, a Costantinopoli Cassiodoro si sarebbe dedicato soprattutto a studi di storia del cristianesimo; certamente nel 554, quando aveva quasi settant’anni, lo troviamo alla guida della struttura vivariense, impegnato a dirigere i monaci in iniziative economiche e soprattutto culturali, di trascrizione e traduzione di testi, fino alla morte che avvenne quando era in età assai avanzata, dopo il 580.
La sua produzione è nettamente divisa in tre fasi; la prima, fino al 538, comprende soprattutto le Variae, lettere ufficiali a nome dei regnanti o a proprio nome, nel periodo della prefettura del pretorio, ma anche i Chronica, da Adamo al 519, le orazioni e l’Historia Gothorum in 12 libri, commissionata da Teoderico e pubblicata sotto Atalarico: per noi è perduta, ma ne abbiamo un riassunto fatto da Giordane negli anni del soggiorno a Costantinopoli. La seconda fase si apre col De anima, scritto a Ravenna e collocato alla fine delle Variae, ma che segna di fatto l’inizio del passaggio ad un diverso momento della sua vita, e prosegue con le opere costantinopolitane che caratterizzano la ‘conversione’, cioè l’Expositio in Psalmos e i lavori di traduzione dal greco di bibliografia su opere neotestamentarie; dello stesso periodo è probabilmente anche l’Ordo generis Cassiodororum, una storia della famiglia pervenutaci in brevissimi estratti. La terza fase, vivariense, comprende le Institutiones, manifesto degli studi a Vivarium, e traduzioni del greco da lui coordinate ed eseguite con la collaborazione dei più dotti fra i monaci del convento (Epifanio, Dionigi il Piccolo), come la famosa Historia tripertita, ricavata da tre grandi storici della chiesa, Socrate, Sozomeno e Teodoreto; si conclude con un vasto manuale sull’ortografia composto quando aveva più di novant’anni. [G. Polara]
Elenco delle opere:
Chronica
Clementis Alexandrini Adumbrationes in Epistulas canonicas
Complexiones in Apocalypsim
De anima
De artibus ac disciplinis liberalium litterarum
De orthographia
De orthographia et de arte grammatica excerpta
De rhetorica
Didymi Alexandrini Enarratio in Epistulas canonicas
Expositio in Psalmos
Flavii Iosephi De antiquitatibus Iudaicis
Flavii Iosephi De Iudaeorum vetustate seu Contra Apionem
Historia Gothorum
Historia tripertita
Institutiones
Orationes
Ordo generis Cassiodororum
Variae