saec. IV
Sulla biografia di Aurelio Vittore possediamo poche informazioni, desumibili soprattutto dalla sua stessa opera, le Historiae abbreuiatae o Liber de Caesaribus, e dalle pagine di Ammiano Marcellino. Infatti, nella Vita dedicata a Costantino (40, 14), egli lascia intendere di avere personalmente assistito alle vicende finali del suo impero; pertanto dovette nascere in un anno antecedente il 337, forse non molto lontano dal 330. Inoltre, nella Vita di Settimio Severo (20, 6), dichiara di essere, come quest’ultimo imperatore (che non a caso predilesse), di provenienza africana, provenienza ribadita nel Titulus dell’Origo gentis Romanae, ove è denominato Victor Afer. In altro passo della Vita di Settimio Severo (20, 5), egli accenna anche alla sua estrazione rurale, non particolarmente agiata (rure ortus tenui atque indocto patre). Tuttavia da questa condizione originaria sfavorevole, a quanto pare, poté riscattarsi grazie a un’educazione raffinata, che gli permise di accedere alla professione forense e in seguito alla carriera amministrativa imperiale. Da Ammiano Marcellino (21, 10, 6) siamo informati che nel 361 a Sirmium incontrò l’imperatore Giuliano, il quale, attribuendogli il titolo di consularis, quindi associandolo all’ordine senatorio, gli affidò il governatorato della Pannonia seconda, carica che rivestì probabilmente sino alla morte dell’imperatore stesso, nel 363. In seguito, per circa un venticinquennio, dello storiografo si perdono le tracce; non è escluso che, sotto i Valentiniani, sia caduto in disgrazia. Tuttavia nel 389, durante il regno di Teodosio, come informa ancora Ammiano (21, 10, 6), Aurelio Vittore fu chiamato a rivestire la carica di praefectus Urbi, carica di grado elevatissimo, indubbiamente eccezionale per un provinciale di modesta estrazione, quale egli fu. Le poche notizie sin qui elencate fanno di Aurelio Vittore un contemporaneo, oltre che dell’imperatore Giuliano, soprattutto di Ammiano Marcellino, che non esitò a definirlo uir sobrietatis gratia aemulandus (21, 10, 6). A determinare il lusinghiero giudizio ammianeo concorse il comune apprezzamento per la raffinata educazione letteraria, per la fede nel paganesimo e nelle antiche tradizioni romane, oltre che la passione per la ricostruzione storiografica. [G. Vanotti]